Recensione True Blood di Persinsala.it

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.  
    .
    Avatar


    ★★★★★★★★★★★★

    Group
    Member
    Posts
    18,607

    Status
    Anonymes!

    Recensione True Blood di Persinsala.it




    Stiamo parlando di True Blood, la serie televisiva della (sempre acuta) HBO, creata dal maestro Alan Ball (Six Feet Under) e tratta dall’infinita saga libresca di Charlaine Harris: “Il ciclo di Sookie Stackhouse”, una sfilza di nove libri, che con toni scanzonati e frizzanti, raccontano di un’umanità in cui i vampiri sono venuti allo scoperto, vivono tra noi e si organizzano politicamente e legalmente.

    Il punto di svolta dell’intera vicenda (nonché vera ideona della Harris) è l’invenzione a firma giapponese del True Blood, una forma di sangue sintetico che permette ai vampiri di “variare” la dieta e non uccidere più nessuno (almeno non per necessità, ma a quel punto un omicidio è sempre un omicidio, sia esso compiuto da un uomo o da un non-morto).

    A metà fra le tematiche integrazioniste di X- Men e le storie d’amore e di avventura di Twilight (va sottolineato che l’epopea della Harris precede Stephanie Meyer di ben 5 anni), True Blood ricalca quasi parola per parola i testi realizzati dalla scrittrice del Mississippi, che hanno fatto innamorare il produttore Alan Ball, che dichiara di aver fagocitato l’intera saga per poi obbedire all’urgenza di realizzarla sul piccolo schermo, chiamando a raccolta un cast notevolissimo, e puntando sul protagonismo di una colonna sonora griffata e di atmosfera (da Bob Dylan ai Muse), che lascia il segno fin dalla sigla di testa, una delle più belle in circolazione insieme a God Only Knows dei Beach Boys per l’altra serie HBO: Big Love.

    “I Wanna do bad things on you”, recita l’inciso del brano di apertura, che restituisce quelle ambientazioni country al sapore di Jack Daniel’s e cotone, che si rincorrono nelle immagini di una sigla che è dichiarazione d’intenti e di poetica, più che di ambientazione: True Blood si innesta nel brodo di coltura del profondo sud degli Stati Uniti, tra la Lousiana, il Texas e il Mississippi, e di quelle terre profuma, riverberando sullo schermo suggestioni e contraddizioni dell’americano contemporaneo, che in certe zone “rurali” pare definitivamente incastrato nel tempo della Guerra Civile.

    Predicatori e chiese sempre in primo piano, superstizioni e bar, leggende e razzismo strisciante incastonano la narrazione, che srotola il problema (annoso) delle “differenze”, partendo dalla sua protagonista assoluta: la cameriera telepate Sookie Stackhouse, nota nel villaggio di Bon Temps come Sookie La Pazza.

    Sookie sonda la mente di chi la circonda e il più delle volte non gradisce ciò che ascolta.

    Ecco che il (non per niente) premio Oscar Anna Paquin riporta sullo schermo l’essenza di Sookie sulla carta, che si inceppa nel sorriso isterico, tirato e finto che espone quando si trova in difficoltà (cioè sempre). La Paquin è Sookie, esempio sgangherato di eroina più fastidiosa che piacevole. Ne riporta i vezzi e le manie, gli atteggiamenti vagamente schizzati che la rendono a tratti simpatica e più spesso insopportabile.

    Sookie (un po’ come la Bella della Meyer, di cui, ricordiamo, è la sorella maggiore), è oggetto del desiderio dei due vampiri maschi intorno a cui ruota il rendez vous sentimental – erotico della serie.

    C’è Bill, il galantuomo un po’ sui generis a cui Sookie si dona dopo aver appurato con sollievo l’impossibilità di leggergli il pensiero. Interpretato da Stephen Moyer (compagno della Paquin nella vita), l’attore recupera nel dettaglio la personalità (in realtà non tanto decisa) del Bill Compton sulla carta, rifornendolo di basette e maniere antiquate, nonché di un appetito sessuale invidiabile (croce e delizia della povera Sookie, costretta a soccombere sotto il proverbiale potere erotico dei vampiri).

    Poi c’è il vichingo Eric Northman, glaciale sceriffo dell’Area 5, nonché diretto superiore di Bill (la gerarchia vampiresca merita di essere conosciuta, tra Re, Regine, sceriffi e Magister).

    Descritto come un monumento di carne bianca, bionda e possente, Eric viene interpretato dall’emergente Alexander Skarsgård, assolutamente perfetto nel rendere la maestosità fisica e il carisma tagliente di Eric, che non manca di miscelarsi alla solita dose di ironia che puntella tutti i caratteri e tutto il corpus della serie, sempre a metà fra dark, comedy ed eros.

    La decisione di spingere sull accelleratore dell’erotismo (più modesto nei libri) ha causato a True Blood parecchia notorietà e qualche problemino di programmazione (in Italia se va bene Fox lo programma in seconda serata, con le repliche che partono dopo le 23.00).

    Ma quale serie vampiresca che si rispetti può eludere il tema della sessualità?

    L’universo di True Blood è un mondo in cui i veri “depravati” sono gli umani, ridicolizzati dalla casta dei vampiri (persone “decisamente” più serie), che ne irridono la passione per le “morsicature”, ricercate e inseguite, come ultimo baluardo della trasgressione.

    Ecco che gli uomini approcciano la “rivelazione” dell’esistenza dei non – morti in maniera border line: da un lato demonizzandoli fino a costruire culti religiosi ad hoc, organizzati in chiese votate allo sterminio dei vampiri. Dall’altro li inseguono e li tampinano, infilandosi nei loro bar, alla ricerca della notte di sesso perfetta, che coniuga in un unico atto tutte le pulsioni freudiane più esplicite: nutrizione, suzione, eiaculazione, in un vortice di eros e tanatos in cui si urla a gran voce che il bacio non è altro che il preludio civile del morso, e amare fa rima con possedere, azzannare, distruggere e ingerire.

    Cibo e sesso, dunque, non sono forse gli “argomenti” preferiti di ogni essere umano?

    Ecco che il vampiro si consacra a emblema di vitalità attiva, che sconfigge la morte per cavalcare le ere da vincitore del godimento, di cui noi, nostro malgrado, non possiamo che essere invidiosi.

    True Blood si configura come una serie divertente, scanzonata e intensa insieme, che coniuga la leggerezza del sarcasmo al romanticismo fantasy, e anche se qualche scena splatter rischia il paradossale, mentre qualche sequenza di sesso sconfina nel bollino rosso, nulla suona mai gratuito e tutto funziona all’unisono rispondendo all’esigenza di uno stile ardito, che non dimentica l’indagine dei personaggi nei fatti mai banali o scontati, dotati anzi della giusta dose di sfumature necessaria a renderli empaticamente interessanti, credibili e sempre in evoluzione.

    Fonte






    SPOILER (click to view)
    Che dire...questa donna ha letto i libri, le faccio un grosso appluso.
    La descrizione che fa dei personaggi, fa capire chiaramente da che parte del triangolo Eric/Sookie/Bill, lei stia, hai tutto il mio appoggio sorella!
    Una cosa che mi ha colpito è come descrive il morso di un vampiro.

    CITAZIONE
    L’universo di True Blood è un mondo in cui i veri “depravati” sono gli umani li inseguono e li tampinano, infilandosi nei loro bar, alla ricerca della notte di sesso perfetta che coniuga in un unico atto tutte le pulsioni freudiane più esplicite: nutrizione, suzione, eiaculazione, in un vortice di eros e tanatos in cui si urla a gran voce che il bacio non è altro che il preludio civile del morso, e amare fa rima con possedere, azzannare, distruggere e ingerire.

    Credo non ci siano altre parole con cui spiegare la situazione, questa tizia ha messo in chiaro esattamente tutto quello che straspare da mondo di TB!
    Sono deliziosamente compiaciuta.
     
    .
  2. Monyka82
     
    .

    User deleted


    CITAZIONE
    C’è Bill, il galantuomo un po’ sui generis a cui Sookie si dona dopo aver appurato con sollievo l’impossibilità di leggergli il pensiero. Interpretato da Stephen Moyer (compagno della Paquin nella vita), l’attore recupera nel dettaglio la personalità (in realtà non tanto decisa) del Bill Compton sulla carta, rifornendolo di basette e maniere antiquate, nonché di un appetito sessuale invidiabile (croce e delizia della povera Sookie, costretta a soccombere sotto il proverbiale potere erotico dei vampiri).

    Poi c’è il vichingo Eric Northman, glaciale sceriffo dell’Area 5, nonché diretto superiore di Bill (la gerarchia vampiresca merita di essere conosciuta, tra Re, Regine, sceriffi e Magister).

    Descritto come un monumento di carne bianca, bionda e possente, Eric viene interpretato dall’emergente Alexander Skarsgård, assolutamente perfetto nel rendere la maestosità fisica e il carisma tagliente di Eric, che non manca di miscelarsi alla solita dose di ironia che puntella tutti i caratteri e tutto il corpus della serie, sempre a metà fra dark, comedy ed eros.

    si ha decisamente letto i libri e soprattutti li ha decisamente capiti e ha capito la serie tv....cosa rara ultimamente...
    :07.gif:
     
    .
  3. maryyy77
     
    .

    User deleted


    veramente un'analisi perfetta, complimenti all'autrice cheha colto nel segno la vera essenza dei libri e del telefilm :53.gif: :53.gif: :53.gif:
     
    .
  4. Vampirella83
     
    .

    User deleted


    Ma che recensione stupenda, fatta davvero bene, complimenti a chi la scritta :)
     
    .
  5. serenamor
     
    .

    User deleted


    veramente ottima..mi e' piaciuta la pate in cuisono gli uomini i depravati e vengono ridicolizzati daivampiri..e poi la recensione su alex..che interpreta eric magistralmente sia altamente perfetta
     
    .
  6. Pink Lady@
     
    .

    User deleted


    Mi unisco al coro, dopo tante bestialità lette su Tb...finalmente una che non si limita ad aprire bocca x dargli fiato...EVVIVA!!! :lol:
     
    .
  7. - Skadi -
     
    .

    User deleted


    Che bella recensione e finalmente se nza quel ipocrisia di fondo che capitava nel leggere alcune delle scontatisssime e stupidissime critiche che facevano a questo telefilm!
    Qualcuno sano di mente ancora c'é! XD :o: :P :D
     
    .
6 replies since 4/3/2010, 15:37   75 views
  Share  
.